1 Luglio 2025

L’allarme del chirurgo plastico Leonardo Corsaro: “La medicina non può essere low cost. Servono regole contro i falsi chirurghi”

Una donna di 46 anni è morta pochi giorni fa a Roma durante una liposuzione eseguita in uno studio medico privo di autorizzazione. È solo l’ultimo caso di una lunga serie che riporta tragicamente alla luce il tema della malasanità legata alla chirurgia estetica. Strutture irregolari, personale non specializzato, promesse social e prezzi stracciati: un fenomeno in crescita che mette a rischio la salute dei pazienti, spesso ignari dei pericoli.

A fare chiarezza su ciò che la legge consente, su come tutelarsi e su cosa dovrebbe cambiare è il dottor Leonardo Corsaro, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica con oltre 5.000 interventi all’attivo, una formazione internazionale e un forte impegno nella ricerca e nella divulgazione. Le sue parole tracciano un confine netto tra medicina etica e marketing aggressivo, sottolineando la necessità di una maggiore consapevolezza da parte delle istituzioni e dei cittadini.

Dottor Corsaro, l’ultimo caso di cronaca a Roma ha riportato l’attenzione su studi non autorizzati e personale non specializzato. Che idea si è fatto leggendo quanto accaduto?

L’ultimo caso di cronaca addolora profondamente, soprattutto noi medici che dovremmo salvare vite, non metterle a rischio. Il ricorso a personale non specializzato e a strutture non autorizzate è il risultato diretto di una chirurgia low cost, improntata più al guadagno che al benessere del paziente. In questi contesti si risparmia su materiali, sicurezza e qualità delle strutture, compromettendo inevitabilmente la salute di chi si affida a queste realtà.

Come si distingue un chirurgo plastico qualificato da chi opera senza specializzazione adeguata? Cosa dovrebbe controllare un paziente prima di affidarsi a un medico?

Può sembrare banale, ma è fondamentale verificare che il medico abbia seguito il corretto percorso formativo: sei anni di laurea in Medicina e cinque di specializzazione. Questo è facilmente consultabile sui siti dell’Ordine dei Medici o della Società Italiana di Chirurgia Plastica.

Un altro segnale importante è la formazione continua: un bravo chirurgo plastico è spesso una persona che ha viaggiato, studiato all’estero, si confronta con colleghi, culture e tecniche differenti. La medicina, e in particolare la chirurgia plastica, richiede aggiornamento costante. Un medico che smette di studiare non può garantire sicurezza e qualità.

Cosa dice la normativa italiana in merito? È sufficiente per garantire la sicurezza dei pazienti?

La normativa italiana consente a qualsiasi medico laureato in Medicina e Chirurgia di eseguire qualunque tipo di intervento, con l’eccezione dell’anestesia e della radiologia. Questo significa che un medico non specializzato può teoricamente eseguire interventi di chirurgia estetica, vascolare, o perfino cardiochirurgici, senza avere una formazione specifica. In un settore come la chirurgia estetica, dove la domanda è in continua crescita, questo ha generato una pericolosa proliferazione di operatori non qualificati.

Il boom di richieste per interventi estetici low cost è spesso legato ai social e al marketing aggressivo. Qual è la sua opinione su questo fenomeno?

I social network giocano un ruolo enorme. Purtroppo, molti medici non specializzati si costruiscono una falsa identità di chirurghi estetici sui social, investendo in pubblicità ingannevole. Spesso mostrano immagini “prima e dopo” ritoccate digitalmente, promettendo risultati irrealistici e fuorviando il paziente, sia sulla propria preparazione sia sull’efficacia degli interventi. Ricordo sempre che la medicina non può essere low cost. Non si può risparmiare sulla salute. Un medico che lavora su grandi numeri per ottenere guadagni elevati tende inevitabilmente a tagliare sui materiali e sulla sicurezza. Un intervento estetico resta un atto chirurgico, con rischi e responsabilità: non va mai scelto sulla base del prezzo.

Alcuni medici parlano della necessità di un albo o certificazione specifica per la chirurgia estetica. Lei è d’accordo?

L’albo già esiste: è quello dei Medici e Chirurghi, dove si possono leggere i percorsi formativi. Il vero problema è che oggi qualsiasi medico può eseguire interventi in qualunque branca, anche senza una specifica specializzazione. L’unica specializzazione riconosciuta per eseguire interventi di chirurgia estetica è quella in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica. Non esistono altre specializzazioni universitarie che formino realmente professionisti in questo ambito.

Lei ha lavorato anche all’estero: come viene regolamentata la chirurgia estetica in paesi come il Brasile o la Francia rispetto all’Italia?

Ho notato differenze normative significative. In Brasile, ad esempio, è molto più restrittiva la normativa sulla pubblicazione delle foto “prima e dopo” sui social: si vuole evitare che si creino aspettative irreali. Ovviamente non esiste il Paese con la normativa perfetta, ma l’Italia dovrebbe intervenire con urgenza per limitare il campo d’azione dei medici non specializzati. Ogni medico dovrebbe operare solo nell’ambito della propria specializzazione: il chirurgo plastico nella chirurgia plastica, il cardiochirurgo sul cuore. È un principio logico, eppure non ancora applicato.

Che ruolo può avere la formazione continua in questo settore? E quanto è importante per un paziente sapere che il proprio medico è anche un ricercatore?

La formazione continua è la base della medicina. Un medico non può mai smettere di studiare. Faccio l’esempio di mio padre, reumatologo da cinquant’anni: ogni sera rientra a casa e studia, legge pubblicazioni, aggiorna i suoi casi clinici. Lo stesso vale per mia madre e per me. Da dieci anni, ogni sera, studio le ultime ricerche scientifiche: aggiornarsi è un dovere verso i pazienti.

Quali sono, secondo lei, le tre regole d’oro per chi sta valutando un intervento di chirurgia estetica?

Le tre regole d’oro, secondo me, sono chiare. Primo: non scegliere un medico per convenienza economica. Un professionista serio non può proporre un prezzo standardizzato senza aver prima visitato il paziente e valutato la sua storia clinica. Secondo: non fidarsi dei “prima e dopo” sui social. Una buona presenza online non equivale a competenza chirurgica. Bisogna valutare il percorso formativo, la specializzazione e il rapporto umano. Terzo: affidarsi solo a chi mette davvero la salute al primo posto. Nel nostro centro, ad esempio, lavoriamo in equipe per analizzare il paziente a 360 gradi prima di qualsiasi intervento. Solo così si può garantire sicurezza e ridurre il rischio di complicanze.

Dopo fatti gravi come quelli degli ultimi mesi, qual è il messaggio più urgente da trasmettere ai pazienti e alle istituzioni?

Alle istituzioni dico che è urgente limitare l’accesso agli interventi chirurgici da parte di medici non specializzati. Ai pazienti, invece, ricordo quanto sia importante informarsi: fare domande, pretendere trasparenza, valutare con attenzione il medico, la struttura e il percorso proposto. Si fanno finanziamenti per auto e cellulari, ma sulla salute non si può risparmiare. Un errore in medicina non sempre si può correggere: prevenire è l’unica vera sicurezza.

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